bacco baccanels – marzo 2004
Il presidente ci guarda rassicurante dal video, con il suo maglione a girocollo, sicuro e pacifico come budda, dietro di lui uno sfondo accuratamente progettato per dare valore alla sua immagine.
Cielo messicano, nuvole basse che colorano di bianco e di rosa un azzurro intenso, nemmeno uno zopilote nell’aria disturba la sua purezza.
Il presidente é una divinità olimpica, é l’arcangelo che annuncia a Maria che darà alla luce il Salvatore, é il serpente piumato che srotola a spirale il futuro davanti al sacrificio dei diecimila nemici.
La sua immagine in video é enorme. La sua faccia lunghissima tocca le nuvole del cielo ed é tagliata dalla bocca leggermente storta di chi mastica quotidianamente l’americano stretto.
Solo pochi capiscono la lingua del presidente, costoro ogni giorno hanno piú potere, come gli scribi sotto il dominio del faraone.
La voce del presidente é artefatta da un leggero riverbero, che attribuisce alle sue parole il senso di una verità che viene da lontano. La sua voce fluente non contiene negazioni e comunica solo ottimismo e amore. Nei giorni seguenti, tutti commenteranno il suo discorso, nei corridoi e nelle mense.
Lo sfondo alle sue spalle cambia, la voce si fa piú forte mentre dice che la rete di comunicazione che stiamo costruendo cresce ogni giorno piú bellissima, e risplende ogni mattino accanto al sole, come la piú moderna, la piú estesa, la piú efficiente rete mai costruita sul nostro pianeta.
Il cielo del Messico lascia il posto alle distese di biondo grano, alle colline verdi coltivate dal sapiente lavoro dell’uomo, alle simmetrie dei girasoli che con la loro prospettiva accompagnano il nostro sguardo all’infinito.
Solo per un breve momento penso ai telegiornali che il regime ci aveva imposto per anni ma le parole ipnotiche del presidente mi sferzano di sensazioni positive.
Alle spalle del presidente, una giovane ninfa si abbevera a una fonte cristallina, scostando con la mano i biondi capelli. Improvvisamente, il cielo si oscura.
Dalla sinistra del video entrano in campo nuvole di tempesta e i fulmini si scaricano a terra.
E’ il momento in cui il presidente parla dei detrattori e dei nemici, con la voce amorevole appena screpolata dalla delusione e dall’amarezza.
Per nulla preoccupato, si rammarica solo di come possano esistere uomini che non vogliono riconoscere la verità davanti ai loro occhi.
Un suo sospiro, il cielo ritorna di un blu ancora piú intenso, un fascio di sole sciabola le nubi e le scaccia fuori dai margini del video, che ora presenta un enorme lago in mezzo al deserto.
La telecamera, a volo d’uccello, rasente alla superficie del lago, passa sopra un gruppo di pescatori che ritirano reti piene di pesce. Il presidente sottolinea questa immagine dicendo che la natura richiede anche il sacrificio degli abili e dei forti, come i pesci del lago che ci guardano con occhi pieni di consapevolezza.
Questo perché il lago possa fornire nutrimento a tutte le specie e le sue risorse possano sopportare nuovo sviluppo e nuova vita.
Con questa ultima frase, il presidente sorride e sparisce in dissolvenza, lasciando l’immagine di un martello che si spezza cercando di rompere una fragile lampadina, simbolo della luce che ci rappresenta.
Un sospiro riempie la sala. Il discorso del presidente é terminato e ci lascia come sempre felici e sicuri.
Il giorno dopo le fonti ufficiali rivelano che la nostra fabbrica non esiste piú e che tutti noi siamo senza lavoro.
Il presidente é sparito pieno di gloria e milioni, forse asceso in cielo in un lampo di luce. Le commissioni d’indagine lo cercheranno senza troppa fretta. Mi rallegro.
Posso finalmente guardare il cielo azzurro e il lago blu, e lasciare il mio sguardo viaggiare lungo le linee prospettiche dei girasoli, senza vedere la faccia lunga del presidente.