bacco baccanels – febbraio 2000
Torno dal lavoro: E’ sera.
Mozzicone di sigaretta con rossetto, milioni di donne italiane schiave del fumo, domani smetto.
Pozzanghera fuori da un piccolo negozio di scarpe. Ogni mattina, dopo avere alzato la saracinesca, il proprietario scuote la testa, ricorda il vigile urbano che l’ha multato per non aver pagato la tassa sull’insegna e serenamente gli augura di morire nella piscia di cane che dovrá pulire.
Coriandoli, vecchi.
Non é ancora Carnevale ma quest’anno é il duemila, sono rimasti a terra dall’inizio del millennio.
Mecsim dice che non é l’inizio del millennio, il resto del mondo lo pensa. Chissá perché deve precisare ogni cosa: uno scudo di logica per ripararsi dalla paura.
Scarpe lunghe, alzo lo sguardo, appartengono ad un vecchio un compagno di scuola. Non ci parlo da circa ventisei anni.
E’ di sicuro un bancario: indossa valigetta rigida, loden e cravatta. L’ho visto prendersi una Ceres appena sceso dal treno, di ritorno dal lavoro, al brutto bar della stazione, una vera baracca, come se non avesse aspettato altro per tutto il giorno. Molto, molto interessante.
Muschio alla base del muretto di recinzione di una villetta.
Il mio preferito. Nella mia teoria delle cose che migliorano con il tempo, il muretto con muschio é tra i primi classificati.
Piccoli buchi nell’asfalto. Sono le impronte lasciate dai tacchi delle donne nell’asfalto caldo. Ma si usano ancora i tacchi a spillo? Chissá se sono impronte di donne ormai anziane, come impronte di dinosauro nel fango fossile brasiliano.
No, l’asfalto lo rifanno piú o meno ogni tre anni, prima delle elezioni.
Allora esiste una sola donna con quei tacchi a spillo e cammina per tutta la cittá avanti e indietro, avanti e indietro. Aspetta che la temperatura raggiunga i trenta gradi e via, con i suoi tacchi a spillo a lasciare impronte per tutta la cittá.
Forse non sono impronte di tacchi, sono segni lasciati da piccole astronavi che ospitano insetti intelligenti.
Milano, la scorsa notte, un uomo é scomparso misteriosamente dalla propria casa. G.B., un impiegato di trentasei anni, intorno alle quattro ha svegliato la moglie dicendo di sentire rumori in strada, come dei forti ronzii. Quindi é sceso in strada per un controllo e non é piú rientrato. Piccole luci sono state avvistate nel cielo da un operaio della nettezza urbana. La polizia ha rilevato nella zona numerose impronte di tacchi a spillo.
Fazzoletto di carta fradicio d’acqua: una cosa schifosa.
Tombino targato “Siptel”, mio zio diceva: “Societá Imbroglioni Pagamai Tirapiedi e Lazzaroni”. Insieme ad una versione pornografica della legge di Ohm era la sua battuta preferita. La diceva ogni volta che si passava vicino ad un tombino Siptel, era un uomo simpatico con una deviazione professionale da elettricista.
Tombino del gas e poi un tombino normale, incassato nella strada; in via Verdi ce n’é una fila. Quando passi in macchina non riesci ad evitarli, li hanno messi in fila uno dietro l’altro, piú bassi di dieci centimetri del livello della strada e leggermente disallineati: un incubo per gli automobilisti e una gioia per gommisti e meccanici.
Tombino Colt, fibra ottica anche qua da noi. Pacchetto di sigarette schiacciato. Vomito color magenta: brivido. Scontrino bancomat abbandonato. Striscia di cartellone pubblicitario strappata.
Tubo di metallo tra i miei piedi, in verticale.
Ma cosa ci fa qui un palo?
DOLORE!